La logopedia ai tempi del Coronavirus

by Chiara on

Ci aspettano nuove sfide con questa emergenza, nuovi modi di intervenire, curare, nuovi modelli organizzativi, una nuova società che non dimentichi il valore della cura ma anche di ‘prendersi cura’ gli uni degli altri.

Tiziana Rossetto – Presidente Federazione Logopedisti Italiani

Teleconsulti nei casi più semplici, procedure complesse per casi più gravi

In tempi di Covid 19, anche la ‘quotidianità’ degli interventi di logopedia è di difficile gestione. Per questo la Federazione dei Logopedisti Italiani (Fli) ha deciso di definire due diversi tipi di intervento: quelli per i pazienti meno gravi e collaborativi, giovani o giovanissimi, con vari tipi di teleconsulto, utilizzando la tecnologia digitale, e quelli per i pazienti più complessi che richiedono presenza fisica e quindi speciale protezione, dove si è deciso di adeguare e replicare le procedure adottate in passato e per l’infezione da Sars-CoV-2.

“La natura relazionale che svolge il logopedista – spiega la presidente della Federazione dei Logopedisti Italiani, Tiziana Rossetto – lo pone ad alto rischio di esposizione da Covid 19. Per questo abbiamo deciso di ‘replicare’ per i casi più complessi le procedure adottate in passato e per l’infezione da Sars -CoV-2 (febbre, tosse, difficoltà respiratorie). Parliamo infatti di persone con più patologie, reduci da ictus invalidanti, da traumi cranici o post-chirurgici tracheali. Quì il logopedista interviene oltre che per ristabilire le funzioni comunicativo linguistiche, anche per le funzioni vitali, come i problemi legati all’alimentazione, alla gestione della riabilitazione vocale dopo tracheostomia, con procedure di aspirazione e cannule nasali. Qui la massima protezione è necessaria”.

La salute dei cittadini, ma anche dei professionisti sanitari è un bene prezioso e lo vediamo in questi giorni drammatici. I logopedisti sono soldati semplici, molto spesso invisibili, sempre a fianco degli altri operatori sanitari, presenti e responsabili per intervenire sui pazienti più fragili e complessi.

Uno sguardo al domani: anche dopo la guarigione molte persone potrebbero avere difficoltà a deglutire

La difficoltà a deglutire (disfagia) in chi viene dimesso dopo lunghi periodi di terapia intensiva è una complicanza molto frequente, con una prevalenza tra il 20% e l’83% dei casi, in base alla fascia d’età. È un dato confermato da più studi internazionali, già molto elevato in tempi normali, e che in un momento in cui le terapie intensive lavorano a ritmi oltre cento volte superiori a quelli standard, preoccupa molto la Federazione dei Logopedisti.

I pazienti che avranno assoluta necessità di riabilitazione da disfagia saranno molte migliaia in più del solito. “Nel giro di qualche settimana – aggiunge Tiziana Rossetto – ci troveremo in grande difficoltà, più di quella che abbiamo già in tempi normali, a causa di una carenza di professionisti denunciata da anni. Basti pensare che in Italia abbiamo una media di 20 Logopedisti per 100mila abitanti contro i 38 della media europea. Parliamo di una carenza di circa 18 mila professionisti”.

Written by: Chiara